mercoledì 9 febbraio 2011

Sabato 5 Febbraio: GRAZIE A TUTTI

L'associazione BeneRwanda ringrazia tutti i relatori che hanno contribuito all'evento:  Giovanna Leone, docente psicologia sociale e di comunita´, Università Sapienza;  Gianluca Peciola, Consigliere Provincia Roma; Elvira Zaccagnino, Presidente Edizione Meridiana; Francesco Florenzano Presidente Upter -Università Popolare di Roma; Giovanni Maria Flick, presidente onorario del museo della Shoah, e il giornalista Federico Marchini.


Un grazie speciale anche a Abdoulaye Bah che ci ha dato un'importante testimonianza della sua esperienza di funzionario ONU in Rwanda nei giorni immediatamente successivi al genocidio, al pubblico, e sopratutto  grazie ai tanti ragazzi delle scuole romane che sono intervenuti.

                                          

Sabato 5 Febbraio, Palazzo Valentini-Provincia di Roma



DAL RWANDA UNA STREGA E UNA SCRITTRICE PER IL NOBEL DELLA PACE: INFERMIERA SCAMPATA A GENOCIDIO '94 PRESENTA LIBRO A ROMA

Di Paola Lo Mele

(ANSA) - ROMA, 5 FEB - Zura, una 'strega' hutu che nel Rwanda in fiamme del 1994 riesce a salvare duecento tutsi dall'etnia nemica, nascondendoli in casa. Yolande, un'infermiera tutsi scampata al genocidio del Paese africano - quasi un milione di tutsi e di hutu moderati sterminati in pochi mesi - che decide di diventare testimone del massacro e inizia a scrivere libri.
Sono le due candidate al Premio Nobel per la Pace dall'associazione 'Bene-Rwanda' onlus, insieme a un ex console italiano, Pierantonio Costa, uno Schindler dei nostri giorni, che durante lo sterminio si stabili' in Burundi per mettere in salvo il maggior numero di persone possibile. Oggi la loro storia e' arrivata a Roma insieme con l'ultimo lavoro di Yolande, 'Un giorno vivro' anch'io' (edizioni 'la meridiana'), presentato a un centinaio di studenti romani nella sede della Provincia di Roma, Palazzo Valentini.
La 'strega buona' si chiama Zura Karuhimbi, e' una contadina, guaritrice animista e vive nel suo villaggio in Rwanda, dove e' cosi' povera che cammina senza scarpe. Nata da una famiglia Hutu, quando cominciano le persecuzioni del '94, trasforma la sua casa in rifugio per centinaia di disperati tutsi. Puo' farlo perche', grazie all'aspetto misterioso e ai modi da strega del villaggio, incute timore e tiene lontani i miliziani. Oggi ha circa 90 anni, ma nessuno, neanche lei, lo sa con precisione. Yolande Mukagasana, invece, ha una storia diversa: e' una sopravvissuta. Infermiera, perde il marito e tre figli durante la guerra civile e, unica nella sua famiglia, viene salvata da una conoscente hutu che la tiene nascosta nella sua casa. Dopo il genocidio rimane sola ma non si arrende, si rifugia in Belgio e decide di raccontare, ''affiche' la memoria di quanto accaduto, il ricordo di un milione di persone sterminate in soli tre mesi, fermi genocidi futuri''. I suoi libri sono la sua testimonianza: 'La morte non mi ha voluta' (pubblicato nel 1998); 'Le ferite del silenzio' (nel 2008) e l'ultimo, presentato oggi, a 56 anni, 'Un giorno vivro' anch'io' (2011). ''Tra gli Hutu e i Tutsi non c'e' mai stata differenza. Ma nel 1994 io, donna Tutsi, mi sono seduta davanti alle rovine della mia casa. Il mio primo vicino non c'era piu', era stato assassinato dagli Hutu. Il secondo sterminato dalla sua famiglia. Ho visto la stessa cosa anche per il terzo vicino. Ho scritto questo libro perche' non accada piu'''. Il primo passo dell'ultima sua opera ne riassume bene il contenuto. Il resto lo aggiunge lei a voce, rivolgendosi agli studenti romani: 'Trovero' il modo di raccontare questa tragedia parlando del bene che i giusti hanno fatto; ricordando Jacqueline, la signora hutu che mi ha nascosto in casa sua salvandomi la vita. Oggi voglio rivolgermi a voi giovani affinche' quello che e' successo non si ripeta piu'. Siate testimoni del bene, non vi chiedo altro. Oggi voglio mantenere viva l'attenzione sul Rwanda dove ancora il genocidio dei tutsi continua sotto altre forme''.

Foto dell'evento di  Antonella Di Girolamo