martedì 27 aprile 2010

"Schindler italiano" candidato al Nobel Salvò 2mila vite dal genocidio in Ruanda

Pierantonio Costa, imprenditore ed ex diplomatico,
nominato al premio per la Pace: nel '94 aiutò tanti africani

MESTRE (23 aprile) - Sedici anni fa riuscì a salvare duemila persone durante il genocidio in Ruanda, con oltre 800mila morti una delle pagine più sanguinose del XX secolo. Grazie al suo ruolo diplomatico (come console onorario d’Italia) fece la spola tra Ruanda e Burundi mettendo in salvo quanta più gente poteva.

Pierantonio Costa è nato a Mestre, ha 71 anni e oggi, per lo straordinario impegno di sedici anni fa, viene candidato al Nobel per la Pace. Lo "Schindler italiano" è nato in via Circonvallazione 2, dove è vissuto fino ai dieci anni. Abitava in una casa a tre piani con un enorme giardino che arrivava fino al fiume Marzenego. Ora la casa è ancora lì. Al posto del giardino negli anni del boom sono spuntati due palazzoni.

«L'ultima volta che sono passato di lì - racconta Costa - fu due anni fa, non mi sono fermato ma mi è bastato per realizzare come tutto sia cambiato». Dall'infanzia - fra via Circonvallazione, penultimo di sette fratelli, e le elementari alla Edmondo De Amicis,- la sua vita ha fatto un giro enorme e il suo mondo, da quando aveva quindici anni, è stato in Africa.

Al «continente nero» deve tutto, le più grandi gioie e soddisfazioni (la sua fortuna come imprenditore, il matrimonio con Mariann da cui avrà tre figli, l'incarico di console onorario) ma anche il più grande dolore. In Ruanda, nel genocidio degli anni Novanta, ha visto morire migliaia di persone, ma ne ha salvate duemila rischiando in prima persona. Pierantonio Costa, ora è uno dei candidati al premio Nobel per la Pace: la proposta è stata avanzata dall’onlus "Bene Rwanda". «Ne sono stupito e felicissimo, ma mi preme ricordare che condivido questa candidatura con altre due persone (le ruandesi Zura Karuhimbi e Yolande Mukagasana, come si legge anche nel sito web "nobelrwandasrighteous") che in quel periodo si sono spese moltissimo per portare aiuto - racconta dal Belgio dove si rifugia quando vuole staccare la spina - Dovessi vincere il Nobel, darò tutto il denaro alle associazioni ruandesi; sono orgoglioso di questa segnalazione, ringrazio quanti in Ruanda hanno proposto il mio nome».

Oggi il paese vive un momento tranquillo, ma il sangue versato, la violenza, i morti passati sotto i suoi occhi è impossibile dimenticarli. La sua testimonianza è stata tutta affidata a un libro - "La lista del console", edito nel 2004 - ma confessa di non parlarne volentieri: «Ogni volta che mi capita o mi chiedono di ricordare quel periodo, poi mi servono almeno due giorni per riprendermi». Nei tre mesi del genocidio, tra aprile e luglio del 1994, Costa ha portato in salvo prima gli italiani e gli occidentali e poi la popolazione locale. Spola continua fra Burundi e Ruanda usando della la rappresentanza diplomatica, della sua rete di conoscenze. E il suo denaro per ottenere visti di uscita dal Paese per tutti coloro che gli chiedevano aiuto.

Agendo con la Croce Rossa e alcune Ong, ha perso gran parte della sua fortuna economica, ma ha salvato duemila persone. Oggi, a 71 anni e una candidatura al Nobel per la Pace, continua nella sua attività di imprenditore - anche se è il primogenito Olivier a organizzare le imprese di famiglia - e si divide fra il Ruanda e Bruxelles meditando se tornare, un giorno, in Italia. «Tornare a Mestre? No, sono passati troppi anni, non conosco più nessuno. Forse a Montebello Vicentino, dove è nato mio padre».


(Fonte: ilGazzettino.it)